Prima della morte tutto ha inizio con l’amore Eva Braun e Claretta Petacci, due donne un solo destino al fianco della storia

Due storie d’amore. Due vite che non s’incontrano mai eppure si sfiorano, si sovrappongono, s’intrecciano da lontano, tracciando due capitoli dello stesso drammatico racconto.

Due donne e due uomini eppure la medesima passione, un’attrazione quasi sovrapponibile per il potere, il dominio e la forza. Gli uomini di cui stiamo parlando sono Hitler e Mussolini, la loro follia politica ha segnato il corso degli eventi, ha marchiato di rosso milioni di destini, eppure anche loro sono stati amati. Due donne sono state capaci di avvicinarli, guardarli, apprezzarli. Sono state capaci di amare l’uomo e forse anche il politico.

Le due donne sono Eva Braun, nata il 9 febbraio del 1912, e Claretta Petacci, nata il 28 febbraio dello stesso anno. Due donne accomunate dallo stesso destino. Nacquero a distanza di pochi giorni, morirono entrambe di morte violenta alla stessa età, lo stesso anno, nello stesso mese, quasi lo stesso giorno, entrambe al fianco degli uomini che avevano amato; quegli uomini che insieme avevano ricoperto l’Europa di sangue. La loro fine la conosciamo tutti, è storia. Eva morì suicida assieme ad Adolf Hitler nel loro bunker a Berlino, lì dove insieme si erano rifugiati e dove insieme assistettero alla fine del Terzo Reich. Claretta fu assassinata assieme a Mussolini. Per ogni fine, però, c’è un inizio. Un punto in cui tutto prende il via. Una pagina tutta da scrivere, prima che il destino cominci a intrecciare i suoi fili, prima che ogni cosa accada, prima che il corso degli eventi diventi storia. I libri di scuola parlano poco di loro, non s’interessano di come e quando le due donne furono fatali vittime della fatalità.

La vita di Claretta mosse i primi passi per entrare nella storia la mattina di domenica 24 aprile 1932. Quel giorno una limousine Lancia Astra, di proprietà dell’archiatra pontificio professor Francesco Saverio Petacci (medico del papa) procedeva sulla Via del Mare, con sua moglie e le due figlie, Myriam di 9 anni, Claretta di 20 anni e il suo fidanzato Riccardo Federici, un tenente della Regia Aereonautica di 28 anni. La narrazione inizia qui, quando una macchina spider Alfa Romeo rossa, da corsa, guidata da Benito Mussolini tentò di superarla. In quel giorno, in quel preciso tratto di strada, ma anche di vita ebbe iniziò l’intreccio tra Ben, era solita chiamarlo così, e Claretta. Poco più avanti, infatti, Claretta si accorse che la macchina del Duce era ferma vicino alla battigia, mentre lui appoggiato alla balaustra osservava il mare. Fu così che Claretta armatasi di coraggio decise di presentarsi a lui e sempre con lo stesso coraggio decise poi di morire con lui.

Per ogni fine c’è un inizio. Un punto in cui tutto prende il via

“Caro signor Hitler, grazie ancora per il meraviglioso invito a teatro. E’ stata una serata memorabile. Le sono molto grata della sua bontà. Conto le ore pensando a quando potrò avere la gioia di un altro incontro.” Eva Braun

Secondo i racconti forniti dopo la guerra da Anni Winter, governante di Hitler, sua nipote Geli frugando nelle tasche dello zio, mentre riordinava la sua stanza insieme con lei, trovò questa lettera in carta azzurra che lesse e poi strappò con molta rabbia lasciandola sulla scrivania affinché lo zio potesse trovarla. Geli fu poi trovata morta suicida in una camera affianco a quella dello zio Hitler in cui abitava con la madre. Dopo questo episodio furono in molti a dubitare del rapporto incestuoso dei due e del suicidio di Geli. Ma ciò che accadde veramente quella notte non si saprà mai. Sappiamo invece che nel gennaio del 1932 Eva rivide Hitler, ma l’intreccio dei loro destini era ormai iniziato da tempo. Lei lo aveva seguito con profonda ammirazione per tutta la campagna politica, nessuno sospettava di loro, i soli testimoni erano Hoffmann e il suo autista. Eva teneva segregata la storia per paura che il padre scoprisse la sua relazione con un uomo che aveva ventitré anni più di lei. Fu Hoffman a organizzare per Hitler un pranzo intimo con Eva, e fu lì che la donna s’innamorò, quando Adolf commosso tirò fuori il suo lato più umano e sensibile, raccontandole la storia di Geli. Dopo quella sera Eva Braun cominciò ad amare Hitler, cercando di sostituire la nipote disperatamente, cercò di imitarla, studiò le sue fotografie, il suo modo di pettinarsi, di vestirsi, di parlare. Dopo un anno d’incontri cercò di ricalcare persino il suicidio, sparandosi in bocca, ma si salvò miracolosamente, il destino per lei aveva in serbo un’altra fine, non meno pietosa. Con questo gesto Hitler si convinse definitivamente dei sentimenti di Eva. E’ qui che i loro incontri diventarono una vera e propria relazione, che li accompagnò fino alla fine delle loro vite, pur tramutandosi in matrimonio solo un giorno prima del loro suicidio.