Civita di Bagnoregio, la città che (ancora non) muore.

Se mai morirà, Civita di Bagnoregio morirà scoppiando di salute.

A dispetto dell’epiteto che le è stato attribuito, data la sua posizione erta su uno sperone tufaceo destinato tristemente a crollare a causa dell’erosione che subisce costantemente dal vento e dalla pioggia, Civita di Bagnoregio gode di ottima salute!E vale una senz’altro una visita.

Collocata nel cuore della Tuscia, antico territorio abitato dagli Etruschi, a poca distanza dal lago di Bolsena e dalla valle del Tevere, Civita, immersa in uno scenario suggestivo e decadente, si staglia nitida dal cucuzzolo sul quale è arroccata tra strati di argilla e di tufo. Abitata da 16 persone contate, è visitata ogni anno da migliaia di persone provenienti da tutto il mondo.Ma partiamo dall’inizio, ovvero dal ponte,  sicuramente l’elemento più scenografico delle visita.

Una lunghissima passerella che collega l’isola sospesa di Civita alla “terraferma”.

Un lungo ponte in cemento armato risalente agli anni ’60, percorribile esclusivamente a piedi dopo aver parcheggiato in uno dei tanti parcheggi ( a pagamento) che si trovano nella parte nuova della città. Attraversando il lungo ponte, circondati dal paesaggio lunare della Valle dei Calanchi figlia del vento e della pioggia, sembra davvero di abbandonare il mondo e dirigersi verso un ignoto atemporale.
Per cercare di conservare il borgo è stato introdotto un biglietto di ingresso al paese, i cui ricavati serviranno per i lavori di conservazione (3 euro durante la settimana, 5 euro nel fine settimana). Giunti al borgo attraverso la porta di Santa Maria, come prima cosa vi consigliamo di fare un primo giro esplorativo attraversando il paese: si può decidere di percorrere Corso Mazzini, dove hanno preso vita caratteristici negozietti e scendere così fino al Belvedere, oppure concedersi un po’ più di tempo per perdersi negli stretti vicoli che a sorpresa aprono squarci di paesaggio mozzafiato. Questa seconda opzione a noi piace sempre di più ed è sicuramente il modo migliore per respirare l’anima autentica e rilassata del borgo.

La verità è che Civita, forse proprio in virtù di questo distacco dal resto del mondo, regala un’ atmosfera rarefatta e surreale. 

Non a caso è sempre più un luogo gettonatissimo dagli innamorati, che insieme passeggiano sul ponte e arrivano nel borgo per scambiarsi promesse d’amore eterno.
Attraversando  le sue stradine superstiti  ci si ritrova circondati dalle tipiche case medioevali con le scalette esterne e i balconcini fioriti, non di rado occupate da botteghe artigiane, e da alcuni bei palazzi nobiliari, testimonianza del passato prestigioso di Civita quando fu libero comune oltre che un’importante sede vescovile.  Ad imporsi su quel che resta dell’antico abitato, il campanile romanico della chiesa di San Donato sull’omonima piazza, che si staglia, snello e slanciato, nel paesaggio modellato dalle forze della natura.

Piccola, perfetta, silenziosa, la Piazza di San Donato a Civita appare quasi come una visione quando si spunta da uno dei vicoletti del paese. Quasi non ci si aspetta di trovare uno spazio così (relativamente) ampio in un paese così piccolo e arroccato.

La particolarità della piazza è l’assenza della pavimentazione centrale: c’è, invece, un misto di terra rossa e brecciolino, che dà alla piazza un aspetto realmente medievale. Sulla piazza si affaccia la Chiesa di San Donato, l’ex cattedrale di Bagnoregio, sorta probabilmente sui resti di un tempio pagano. La chiesa, di impianto medioevale, presenta una facciata rinascimentale, frutto delle trasformazioni subite nel corso del tempo, cui si affianca il campanile del XII sec. a torre. L’interno a tre navate, custodisce un Crocifisso ligneo del ‘400 ritenuto miracoloso (si racconta che durante la peste del 1499, il Crocifisso parlò ad una donna rassicurandola  sull’imminente fine della pestilenza). Ci sono poi i palazzi rinascimentali dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni. In quest’ultimo è ospitato un Museo Geologico e delle Frane, piccolo ma interessante

Nella zona orientale del Belvedere c’è la grotta di San Bonaventura, un’antica tomba etrusca utilizza nel Medioevo come romitorio dagli eremiti.La grotta prende il nome da San Bonaventura di Bagnoregio, considerato uno dei più importanti biografi di San Francesco d’Assisi. La tradizione vuole che in questa grotta il piccolo San Bonaventura, al secolo Giovanni di Fidanza, venne guarito miracolosamente da una malattia mortale per intercessione di San Francesco. Fu così che il miracolato scelse di consacrare la sua vita a Dio entrando nell’Ordine dei Francescani assumendo il nome di Bonaventura, nel ricordo delle parole che gli disse San Francesco dopo la guarigione: bona ventura.

Dopo tanto girovagare è tempo di fare una sosta!

Civita offre l’imbarazzo della scelta in quanto a osterie e ristorantini spesso con tavolini collocati tra i vicoli o in suggestivi giardini. Ma vi consigliamo di prenotare prima, soprattutto nel periodo primaverile – estivo quando Civita è letteralmente invasa da turisti, spesso stranieri.

La gastronomia di Civita di Bagnoregio è quella tipica della tradizione viterbese  a base di piciarelli (pasta simile agli spaghettoni fatta con acqua e farina),carne di cinghiale, salumi di maiale, insaccati, funghi porcini, tartufi neri. Il piatto forte del borgo è fettuccine condite con sugo di interiora di pollo: una cosetta leggera per poter riattraversare il ponte con una certa baldanzosità e tornare tra i comuni mortali.