Elena Fucci e il suo “Titolo”: il succo di un tempo vissuto con consapevolezza e libertà

Determinazione, coraggio, entusiasmo, passione e competenza rappresentano la chiave del successo di Elena e del suo "Titolo"

Anno 2000, Elena Fucci parallelamente ai suoi studi universitari in Viticoltura ed Enologia a Pisa, dà vita al progetto di investire il suo futuro nel suo territorio puntando tutto, in un vitigno unico ed in un unico vino: “Titolo”.

Partendo con 6 ettari di Aglianico del Vulture, la cantina “Elena Fucci” oggi conta una produzione di 28.000 bottiglie  annoverandosi tra le produzioni più peculiari che rappresentano a pieno “Titolo” un territorio magicamente esclusivo.
Siamo a Barile, in Basilicata, e le vigne di questa splendida realtà sono poste a 600 metri di altitudine ai piedi del Monte Vulture, un antico vulcano attualmente spento.

La storia di Elena però parte da lontano. Quei vigneti erano i vigneti di famiglia la quale ad un certo punto si è trovata di fronte ad una scelta: vendere tutto.

La vendita dei vigneti sembrava la soluzione più facile, i miei sogni mi vedevano lontana dal paese natio, nel mondo a cercar fortuna. Un tuffo al cuore però mi fece stravolgere i piani della mia vita; i sacrifici e gli sforzi della mia famiglia non potevano essere vanificati così facilmente.

Determinazione, coraggio, entusiasmo, passione e competenza rappresentano la chiave del successo di Elena; parole che si traducono nel bicchiere in territorio, equilibrio e riconoscibilità sapendosi inevitabilmente contraddistinguere.

Elena oggi ci racconta il senso della parola libertà e come questo straordinario periodo che stiamo vivendo l’abbia indotta ad una profonda riflessione.

“Noi giovani siamo assuefatti dalla libertà a tal punto che ci siamo resi conto della sua esistenza nel momento in cui ci siamo sentiti privati delle nostre abitudini sociali, delle nostre vite. Questa pandemia ci ha insegnato molto e mi fa riflettere come il tema della libertà sia sicuramente un tema pan generazionale ma dove ogni generazione ha dato una sua accezione e un suo valore a seconda di quello che ha dovuto vivere. Penso ai nostri nonni, giovani di guerra, i loro occhi hanno conosciuto da vicino le atrocità dell’essere umano e i lori corpi hanno lottato per la pace, l’uguaglianza, la solidarietà, le loro anime hanno vissuto profondamente la sofferenza della privazione e della mancanza di libertà.”

Questa pandemia mondiale l’ha portata molto a riflettere su questo, su il concetto di libertà, su quello che avevamo prima che oggi non abbiamo e sul come si modificherà. “Prima eravamo felici ma non sapevamo di esserlo. La frenesia, la velocità dei ritmi delle nostre vite soprattutto della comunicazione ci ha portati a distoglierci dai normali ritmi di vita. Penso ai social, penso alle mail e penso ad un’azienda vitivinicola di 50 anni fa dove al massimo arrivava una telefonata dagli Stati Uniti e magari anche in tempi diversi, visto il fuso. Oggi la velocità ti porta ad avere dei ritmi di vita differenti che alla fine vanno a ledere la libertà.”

Per Elena il concetto di libertà è molto legato al tempo. Per Elena libertà è avere tempo.

Il concetto dell’“avere tempo” è un concetto che affligge l’odierna società. Anche chi vi scrive basa e ha basato le sue scelte di vita in base a questo fondamentale assunto. Il tempo è un bene prezioso di una preziosità inestimabile e la qualità del tempo delle nostre vite ci porta inevitabilmente a riflettere anche sulla qualità delle nostre esistenze.
Quanto possiamo ritenerci effettivamente liberi se il tempo scandito dalle nostre giornate è un tempo rubato ai nostri sogni, alle nostre passioni, ai nostri affetti, al nostro benessere fisico e mentale?

Il tempo ci sfugge, ma esiste, il tempo passa inosservato, ma scandisce il ritmo della nostra vita e anche quando siamo distratti, anche quando non ci rendiamo conto di lui per diverso “tempo”, ecco che ci riaffiora quel mattino quando davanti allo specchio non ci guardiamo, ma ci osserviamo e, osservandoci, ritroviamo un viso che si è fatto più maturo.

Elena ha scelto la vigna, il vino, l’amore per la terra perché ha seguito il suo senso del tempo, il suo desiderio di spendere il suo tempo come meglio crede.

Assecondando i ritmi della natura con la consapevolezza dei ritmi frenetici della gestione della cantina in tutti i suoi aspetti, dall’amministrativo, al commerciale, ai rapporti con i suoi estimatori e clienti.

Elena è una donna conscia di sé che accarezza il suo tempo, lo accarezza soprattutto dopo questa pandemia che anche per lei ha rappresentato il momento dell’osservarsi allo specchio. Rendersi ancora di più conto del valore del tempo e capire nel più profondo il significato della parola libertà legato visceralmente alla sensazione di sentirsi liberi: sentirsi liberi gestendo il proprio tempo, senza lasciarsi gestire da esso.

Elena donna colta, abbraccia il mondo del vino con estrema scienza e coscienza. Nel suo futuro vede il riscatto della sua terra. Una bandiera da portare orgogliosi, un territorio straordinariamente generoso di autentica biodiversità, una vera chicca del panorama vitivinicolo italiano. Terreni vulcanici che restituiscono un’elegante austerità nel bicchiere.

“Titolo” è la scommessa di Elena. “Titolo” è il sogno, l’autodeterminazione, la rinascita di Elena e della storia e le tradizioni della sua famiglia.