L’impotenza di fronte alla natura. L’altra faccia della libertà

Fuggire dalle regole della società per seguire le regole della natura. La storia di Federico Artico e le sue riflessioni ci insegnano come chi si rifugia nella natura in realtà abbandona delle regole per sentirsi libero, ma nel profondo non lo è. In quel preciso istante si accetta un’altra regia, un altro gruppo di regole, quelle dettate dalla natura. Quanto dunque un vignaiolo in questa sua scelta è realmente libero? Vivere in campagna, vivere la campagna, assecondarne i ritmi e i tempi davvero significa essere liberi? Davvero significa vivere in libertà?

Federico nasce nel 1985 a Roma ma con parte del suo sangue in Friuli e per un’altra metà a Capri. “Messo in vigna a fare la prima vendemmia a 9 anni, ed è stato amore a prima vista. Nel frattempo ho studiato musica, fotografia, mi sono laureato in Arti e scienze dello Spettacolo a La Sapienza sapendo in cuor mio che sarei tornato alla vigna.” Così fu, nel 2012 Federico inizia a vinificare le sue prime 6000 bottiglie di vino.

L’Azienda Agricola Artico nasce in realtà qualche decennio prima. Siamo alla fine degli anni novanta e la famiglia di Federico decide di acquistare dei piccoli lotti di terreni a sud di Roma nella zona di Aprilia e dei Colli Lanuvini, là dove finisce la campagna romana e inizia l’agro pontino. La storia affascinante di Federico è la storia che accomuna tanti piccolissimi produttori italiani che per anni hanno venduto a terzi le loro uve coltivate con passione e fatica e che, ad un certo punto del loro percorso professionale e di vita, decidono coraggiosamente di “mettersi in proprio” dando vita alla cantina e alla produzione di un vino autoprodotto da uve autoprodotte.

Così Federico mosso dalla voglia di produrre vini che rappresentino a pieno le peculiarità del territorio Laziale, inizia i primi esperimenti di vinificazione di una piccola selezione delle migliori uve. La natura che circonda i vigneti di Federico abbraccia una produzione di Trebbiano giallo, Malvasia puntinata, Sauvignon, Chardonnay, Pinot Grigio, Montepulciano, Cabernet Sauvignon e Merlot. Gli ingredienti per fare bene ci sono tutti. I suoi terreni sono ricchi di minerali con un’esposizione ottimale, vitigni autoctoni e selezionati, ma soprattutto un continuo e rigoroso lavoro in vigna creano la giusta alchimia per ottenere al meglio la riproduzione fedele del territorio nel bicchiere.

Federico, uomo artigiano amante della natura, non rinuncia però all’amore per l’arte e decide di unire le due cose.Infatti, dalla sua prima annata di produzione nasce la collaborazione con lo street artist romano “Diamond” per la creazione delle etichette. Per entrambi ““natura artis magistra” ovvero, di fatto, la natura è necessariamente maestra di ogni arte umana, comprendendo nel significato di ars, artis anche intuizione, invenzione e creatività.” Ed è proprio dalla consapevolezza che la natura è la grande maestra, la natura è lo spirito guida che Federico si sceglie la sua libertà: essere umile servitore della madre terra, vignaiolo artigiano al servizio di madre natura.

La storia di Federico è proprio la storia di quegli amori che nascono da un colpo di fulmine, così l’immagine di lui a 9 anni durante la sua prima vendemmia che rimane folgorato da quel vivere

da quel fare, da quell’idea nobile di lavoro dove ci si immerge in un dialogo intimo con la natura che respira tutto intorno a noi e si fa realtà concreta fra le mani nell’istante in cui si è lì a cogliere quel bel grappolo maturo, materia viva che diventerà nettare divino. Come non innamorarsi dunque, come non perdere la testa per tutte queste suggestioni che la natura suscita, che il lavoro agricolo crea, come non respirarne la libertà di scegliere di vivere seguendo queste onde emozionali.

Come in ogni rapporto d’amore che si rispetti, come in ogni rapporto d’amore degno di essere chiamato tale, però, ci si accorge anche del lato “oscuro”, di quella parte che sfugge al nostro controllo, di quella parte che ci fa sentire impotenti perché la natura, si sa, non è un partner semplice. La natura ha le sue regole, la natura dà, la natura toglie. È imprevedibile, a volte cinica, spesso dolorosa ma profondamente insegnante, capace di restituirti lezioni di vita che trascendono l’agricoltura.

Federico ha liberamente accettato tutto questo. Federico è perfettamente conscio di “dipendere” dalla natura e che la sua libertà nel suo essere vignaiolo artigiano ha il perimetro di gioco che la natura gli impone.

Questo è l’interrogativo che la sua esperienza ci restituisce. Un interrogativo al quale qualsiasi risposta risulterebbe inadatta perché ci lascia una profonda consapevolezza. Il fatto di sapere che la libertà è questione soggettiva, è una relazione intima fra noi stessi e l’ambiente che ci circonda, fra noi stessi e il campo dove scegliamo di coltivare le nostre esistenze.

“Se parliamo di libertà e del lavoro del produttore di vino, viene automaticamente in mente il rapporto che ha il concetto della libertà con quello della costrizione.

Se si pensa a chi lavora la campagna viene automaticamente in mente un’immagine di libertà assoluta, ma se andiamo un po’ più a fondo, scopriamo che in realtà probabilmente chi lavora la terra è la persona più soggetta di molte altre alla costrizione;

la natura detta le sue leggi che non possiamo controllare in nessun modo, a cui non possiamo opporci. Impossibili da contestare; inutile fare azioni dimostrative, scioperi, manifestazioni, sit-in; qualsiasi cosa noi possiamo pensare di fare non cambierà nulla e, la gelata se deve avvenire avverrà. Possiamo urlare, disperarci, dirci che non ha senso, ma la natura ha deciso e noi la subiamo. Ma è proprio qui che nasce la libertà dell’essere vignaiolo, ovvero dai resti della costrizione, da ciò che abbiamo dovuto subire. Nel poter partire da lì ed interpretare anno dopo anno la vigna, il clima, il terreno, adattare quindi la potatura, l’epoca di vendemmia, il lavoro in cantina e restituire tutto questo racconto nel bicchiere. Perché non siamo altro che bravi artigiani al servizio della natura che continuamente ci mette alla prova e non ci fa mai annoiare.”

La libertà del vignaiolo è scegliersi il passo seguente interpretando la natura.La libertà del vignaiolo è la determinazione a costruire, giorno dopo giorno, nonostante tutto.La libertà del vignaiolo è la sicurezza della rinascita perché dopo la tempesta c’è sempre il sole.La libertà del vignaiolo è resistenza.

La libertà del vignaiolo è resilienza.

 

Musica da ascoltare: Costruire di Nicolò Fabi