
Africa Bianca
Da un reportage fotografico a un’associazione no profit per le persone con albinismo.
Africa Bianca non è un libro, non è un reportage fotografico e nemmeno un progetto umanitario, è tutte queste cose insieme e molto di più. Africa Bianca è l’incontro appassionato e a tratti straziante tra l’arte della fotografia e l’amore per gli ultimi tra gli ultimi: le persone con albinismo che vivono in Africa, principalmente in Malawi, piccolo Stato tra i più poveri del mondo, schiacciato dai fratelli più ricchi. Africa Bianca è la volontà ostinata di comprendere, scoprire, documentare, denunciare, tutelare e armare di nuovi strumenti di sopravvivenza gli uomini, le donne e i bambini invisibili. Esseri fantasma in una terra di grandi povertà e immense disuguaglianze.


Africa Bianca è Alfonso Della Corte, un uomo come tanti armato da una rara capacità di entrare in empatia con l’altro, di sedersi tra la polvere, di vivere la vita di ogni villaggio dal di dentro, di tessere relazioni significative e autentiche. Così nelle foto di Alfonso l’innegabile talento tecnico e compositivo si eclissa per lasciare in primo piano l’anima, lo sguardo amorevole, la forza cruda della bellezza reale. Proprio per questo il libro Africa Bianca è in bianco e nero “ho fatto questa scelta artistica perché l’Africa è a colori e io ho voluto usare il bianco e nero per dare la giusta importanza alle persone e non confondere l’osservatore con i colori circostanti, terra, vegetazione, abiti. Nessuna distrazione, solo un messaggio forte e immediato”.


Tutto prende il via con un viaggio in Africa, ovviamente. È il 2011 e Alfonso Della Corte parte insieme a un amico prete per documentare il suo lavoro nei villaggi del Malawi. Un viaggio che cambia completamente la sua vita, diventando soltanto il primo di una lunga serie di permanenze in quella terra. Viaggi che diventano sempre più lunghi e che lo portano a soffermarsi con lo sguardo sull’invisibile. Il 2017 è l’anno in cui prende forma il progetto di un documentario fotografico, che si è sviluppato durante nove lunghi mesi in Malawi diventando poi una mostra itinerante e un libro (Africa Bianca Il mio viaggio in Malawi). È solo l’inizio perché oggi Africa Bianca è un’associazione no profit che si occupa di persone con albinismo, una condizione che causa una grave mancanza di melanina nella cute e negli occhi. La condizione in sé non è patologica, ma l’esposizione ai raggi del sole causa gravi melanomi della pelle, per questo la maggior parte delle persone con albinismo muore intorno ai 30 anni, quando non è vittima di pratiche legate alla stregoneria.
In Malawi vivono circa 15mila persone con albinismo, ma spesso non fanno notizia, nessuno si occupa delle loro esigenze. “L’albinismo in Africa, e non solo, fa notizia quando si parla di stregoneria” spiega Alfonso Della Corte specificando che agli albini sono attribuiti poteri magici e che parti del loro corpo vengono utilizzate come amuleti o per realizzare pozioni magiche. “C’è una continua compravendita – dichiara Alfonso – una persona con albinismo può essere pagata fino a 80mila dollari. Si tratta di una cifra irraggiungibile per qualsiasi abitante di un villaggio. Sono soldi che vengono da fonti ricche, molto ricche e non sempre appartengono ad africani”. Quella di Alfonso è una spiegazione accorata, ci tiene molto a sottolineare che non si tratta di inciviltà, ma di fame e povertà. Nel libro queste tematiche complesse e delicate vengono affrontate in maniera approfondita grazie ai lunghi mesi di ricerche non solo fotografiche. Alfonso Della Corte infatti ha indagato molto: “Non è stato facile, ho camminato tanto tra un villaggio e l’altro, ho fatto domande, molte domande. Ho capito che non potevo fidarmi, che stavo toccando temi scomodi. Ho rischiato la vita, se non fosse stato per un amico che, ad un certo punto, mi ha fatto allontanare dai villaggi, forse non sarei qui a raccontare”.


Oggi l’associazione fondata in seguito al reportage si occupa proprio delle persone con albinismo, facendo formazione e informazione, acquistando poi creme solari e altri prodotti di protezione. “A breve sarà inaugurata la prima farmacia per persone con albinismo, grazie alla quale potremo distribuire gratuitamente prodotti per la pelle, ma anche informazioni e controlli”.
Quella di Alfonso, ormai, sembra una vera e propria missione dettata dall’amore: “Quando sto in Africa mi sento come se fossi stato lì da sempre. Fin dal primo momento nei villaggi non mi sono mai messo in un rapporto di superiorità. Mi sono sempre sentito un uomo tra uomini. Ridevano di me perché, dopo mesi di cammino, continuavo a camminare con le scarpe rotte”. Alfonso della Corte racconta che la fotografia è venuta dopo la relazione: “La macchina fotografica è sempre in fondo alla zaino, sepolta sotto a chili di lecca lecca, creme solari, sapone, dentifricio e spazzolino”. La macchina fotografica spunta fuori solo dopo molto tempo, quando Alfonso si muove come a casa sua, quando ha parlato con il capo villaggio e ottenuto la sua fiducia.
Alfonso è anche padre di tre figli e ogni mese in Africa è un mese lontano da loro “è come se avessi due vite, una in Africa e una in Italia, ma quando sono lì sento di essere nel posto giusto e penso che i miei figli mi capiranno, loro sanno bene quello che faccio, il mio impegno. Spesso quando sono in Italia, mi aiutano a raccogliere beni e a preparare i pacchi da inviare”.
Prima di salutare Alfonso non possiamo fare a meno di chiedergli quando tornerà in Africa…
“Lascia perdere è troppo tempo che non sono lì a causa di questo virus. Ho altri progetti fotografici da fare in Malawi e il libro è stato tradotto anche in inglese proprio per essere pubblicato anche lì”.
Intanto Alfonso è riuscito a partire e proprio il questi giorni è in Malawi e ha inaugurato la prima farmacia per Albini dell’Africa.
