Salvaguardare l’ambiente per essere liberi di guardare al futuro

Daniele CiriBy Daniele Ciri|In Sostenere|8 Minuti

Non può esserci libertà senza democrazia. Non possono esserci libertà e democrazia senza un ambiente sano, entro cui ogni singolo individuo possa ambire a costruire un futuro di benessere per se stesso, la propria famiglia, la propria comunità. La riflessione ormai è nota e il problema di stretta attualità: la questione della tutela ambientale riscrive il concetto di libertà e di democrazia, tanto da porsi al di sopra di esse come condizione essenziale per l’affermazione dei diritti universali, a cominciare dal diritto alla vita.

“Un’adeguata tutela dell’ambiente è indispensabile per il benessere umano e per il godimento dei diritti fondamentali, compreso il diritto alla vita”.

E’ uno dei passaggi più significativi del testo introduttivo della Convenzione di Aarhus del 1998, ratificata in Italia nel 2001, inerente l’accesso alle informazioni e ai processi decisionali dei cittadini in materia ambientale. La traiettoria di pensiero è chiara e la domanda che ne scaturisce lo è ancora di più: in un mondo in distruzione e decomposizione ha senso parlare di libertà se prima non ci preoccupiamo di garantire il futuro stesso dell’umanità?

“La Terra sopravviverà, è l’umanità ad essere a rischio”, ha detto l’astronauta italiano Luca Parmitano al suo rientro dall’ultima missione spaziale. Ha ragione, tremendamente ragione. L’Antartide si sta sciogliendo a un ritmo che neanche gli scienziati avevano previsto, con temperature che hanno superato i 20°C. Esatto, avete letto bene, 20°C in Antartide. La comunità scientifica è stata chiara: a questi ritmi i mari possono innalzarsi anche di 3 metri nel giro di qualche decina di anni. Per capire il significato di un tale allarme basta un dato: a + 1 metro Venezia sparisce.

E poi lo smog: l’Italia è la prima in Europa e l’undicesima nel mondo per numero di decessi prematuri provocati da aria inquinata con oltre 50.000 morti l’anno.

A proposito, lo sapevate che l’aria della Pianura Padana è stata ufficialmente dichiarata dall’Agenzia Europea per l’Ambiente e dall’Agenzia Spaziale Europea come l’area più inquinata d’Europa e, quindi, tra le più inquinate della Terra? Di quale libertà parliamo di fronte a tutto questo? Possiamo definirci liberi se nelle nostre città si muore di inquinamento? Se la libertà è la condizione che deriva dal pieno godimento dei diritti fondamentali, qual è la condizione di una società privata del diritto al futuro? Oggi più che mai c’è bisogno di un nuovo patto costituzionale, capace di unire le istituzioni e i cittadini in logica partecipativa per la costruzione di un futuro sostenibile e quindi vivibile. Una Carta Costituzionale sovranazionale capace di parlare all’umanità dando una nuova prospettiva, un nuovo fine, una nuova etica.

Voi direte che siamo nel campo dell’impossibile e dell’utopia, ma in realtà questa Carta è stata già scritta e per giunta tutti gli Stati sono chiamati ad applicarla. Si tratta dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, redatta dalle Nazioni Unite all’indomani della conferenza di Parigi con l’obiettivo di contenere i cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature globali al di sotto della soglia di +1,5°C.

Una Carta che non parla solo di ambiente, ma di democrazia, libertà, istruzione, diritti, redistribuzione delle risorse, partecipazione ai processi decisionali e democratici, lavoro. Temi del vivere umano che apparentemente nulla c’entrano con l’ambiente, ma che invece sono alla base stessa del concetto di ambiente, inteso come luogo delle connessioni umane e naturali. L’applicazione del concetto più profondo di ecosistema.

Non c’è futuro per l’ambiente senza sviluppo sostenibile e non c’è sviluppo sostenibile senza giustizia sociale ed ecologica.

Per decenni l’umanità ha guardato tutto questo pensando di affrontare temi diversi, l’Agenda 2030 ha sancito un principio nuovo: fa tutto parte di un unico approccio, di un’unica visione complessa e complessiva. E questo approccio appare chiaro quando si mette mano alla lettura dei 17 obiettivi dell’Agenda, che potrebbero essere definiti come i principi fondamentali di questa nuova “Costituzione” sovranazionale.

1) Sconfiggere la povertà; 2) Sconfiggere la fame; 3) Salute e benessere; 4) Istruzione di qualità; 5) Parità di genere; 6) Acqua pulita e servizi igienico-sanitari; 7) Energia pulita e accessibile;, 8) Lavoro dignitoso e crescita economica; 9) Imprese, innovazione e infrastrutture; 10) Ridurre le disuguaglianze; 11) Città e comunità sostenibili; 12) Consumo e produzione responsabili; 13) Lotta al cambiamento climatico; 14) Vita sott’acqua; 15) Vita sulla Terra; 16) Pace, giustizia e Istituzioni solide; 17) Partnership per gli obiettivi.

Per le Nazioni Unite costruire un futuro sostenibile a livello planetario, cioè dare un domani all’umanità, vuol dire adoperarsi ad ogni livello per il raggiungimento dei tanti obiettivi organizzati all’interno di questi 17 grandi agglomerati tematici.

Andando sul sito internet dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (www.asvis.it) è possibile leggerli tutti, facendolo vi accorgerete che non si parla d’altro se non di diritti universali e inalienabili dell’uomo, parole di cui i concetti di democrazia e libertà sono intrisi. Parlare di ambiente oggi, di fronte alla crisi in atto, non significa più parlare di inquinamento, ma di sistema ambientale, su cui incidono tutti gli aspetti dell’esperienza umana:

non c’è futuro con la povertà, con la fame, senza salute, senza istruzione, senza parità, senza acqua pulita, senza energia pulita e accessibile, senza lavoro dignitoso, senza innovazione

con le disuguaglianze, senza città e metropoli sostenibili, senza un consumo responsabile, con i cambiamenti climatici, senza tutelare la vita sotto i mari, senza proteggere la vita sopra la terra, senza pace e giustizia, senza una collaborazione attiva fra istituzioni, imprese e cittadini.

Ecco, forse proprio questo è il punto più importante di tutti nella nostra Carta Costituzionale del domani: la collaborazione necessaria per intraprendere azioni decisive.

Utopia? Stando ai tanti esempi incoraggianti che arrivano da ogni parte del mondo non proprio. L’ultimo proviene dal Lussemburgo dove lo Stato ha deciso di affrontare il problema dell’inquinamento e dell’uso elevato di automobili garantendo a tutti l’uso gratuito dei mezzi pubblici. Esatto, gratuito, di tutti i mezzi. Trasformare l’utopia in realtà è questione di scelte e la nostra nuova Carta Costituzionale è lì ad attenderci, con tutte le sue sfide che parlano del nostro futuro. Della nostra vita e di libertà.